lunedì 24 settembre 2012

XIX domenica del tempo ordinario - 12 agosto 2012


 

Dal primo libro dei Re 19, 4-8

In quei giorni, Elia s'inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb.

 

Salmo 33/34 - Gustate e vedete com'è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

 Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

 Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com'è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4, 30 - 5, 2

Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni6, 41-51

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Commento

Abbiamo ascoltato come Elia, dopo aver lottato contro gli idolatri e aver vinto su di essi con la forza che gli veniva dal Signore attraversa un periodo di profonda tristezza. Si trova solo, minacciato da pericoli di morte, incerto sul suo futuro, e per questo si rinchiude in un sonno che è fuga e rifiuto della lotta. È una tentazione costante nella vita degli uomini, quella di fuggire quella dimensione faticosa, di lotta, di conquista giorno per giorno che è la vita del discepolo. Questi infatti non è mai arrivato al traguardo, ma sempre è in continuo cammino verso quel Regno di cui parla spesso Gesù, in cui gli uomini vivono con lui. È quello il traguardo che abbiamo davanti e che non dobbiamo dimenticare, perché è la compagnia con lui che dà pace, gioia vera e senso alla vita degli uomini, ma quanti ostacoli, e quanto fatica ci separano da quel traguardo! È una lotta, dimensione che fa parte, come accennavo, della vita del cristiano. A volte però ci sembra che questa lotta sia troppo dura e gli ostacoli insormontabili per le nostre forze. È quello che prova anche Elia, il quale davanti alla durezza della lotta alla quale è chiamato si rifugia nel sonno. È il sonno che anche noi tante volte scegliamo, che è il far finta di non sapere quanto ancora c’è da fare, il chiudere gli occhi davanti al mondo, affermare che le sfide che la vita ci pone non ci riguardano.

Ma Elia non è lasciato solo davanti alle sue difficoltà: un angelo vene a svegliarlo e a portargli il cibo e l’acqua per non restare senza forze davanti alle difficoltà. Anche noi siamo risvegliati, ogni domenica, dall’angelo di Dio che ci convoca qui, nella casa del Signore, per trovare il nutrimento che ci dà forza. E noi siamo qui non perché migliori degli altri, ma perché abbiamo bisogno di quell’aiuto che l’angelo ci offre. Infatti dove altro potremmo trovare la speranza con cui continuare a cercare il Regno? Dove potremmo trovare i motivi per continuare a confidare nella forza del bene e dell’amore, le uniche che ci possono garantire un futuro migliore, e non cadere nella tentazione di affidarci alla potenza di questo mondo, quella dei soldi o della forza, per garantirci con la violenza la pace e la serenità che non troviamo?

Elia, svegliato dall’angelo si fida di lui e mangia il pane che gli viene offerto e beve l’acqua nell’orcio che gli porge. Sembra un atteggiamento normale e logico: cos’altro dovrebbe fare un uomo che si trova in mezzo al deserto, dove non si trova facilmente cibo e bevanda?

Eppure, fratelli e sorelle, non è così scontato che nel vuoto di senso e di valore che a volte rende il nostro mondo come un deserto si accetti volentieri di nutrirci del pane che Gesù ci offre, la sua Parola, e di abbeverarci a quella fonte inesauribile di cui parlavamo anche domenica scorsa, ricordando l’incontro di Gesù con la donna samaritana, che è l’amore di Gesù che “dà la vita al mondo”. Anzi più spesso l’atteggiamento normale è il rifiuto: o perché si finge di non avere fame (“non ho bisogno di niente, so già cavarmela da solo, non mi manca nulla, ecc…” ) e in questo tempo estivo come è facile pensare di non aver bisogno del cibo buono, perché distratti da un senso di svago e superficiale spensieratezza, o perché si preferisce il cibo finto, che non sazia e non nutre, che troviamo a buon mercato sulle piazze del mondo.

È l’atteggiamento che assunsero i farisei davanti a Gesù che parlava di  sé come del vero pane e della vera acqua che dà la vita. Essi rimangono scettici e dicono: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?». Cioè il loro atteggiamento è di disprezzo e superiorità: conoscono Gesù, cosa di straordinario può mai venire da un poveraccio figlio di un falegname, nato in un paesetto di provincia, umile, povero e malmesso come si presentava?

Anche noi proviamo un senso di disprezzo per le parole del Vangelo che la domenica ci vengono offerte come un cibo prezioso e succulento: ci sembrano ingenue, semplici, poco adatte a noi, pericolose, senza fondamento. Anche noi il più delle volte le guardiamo con superiorità, come i farisei. Roba per sempliciotti o per bambini.

Gesù a quei dottori della legge risponde con semplicità disarmante. Non prova a convincerli con argomentazioni filosofiche per dimostrargli che hanno torto a disprezzarlo. Gli richiama solo la realtà che è sotto gli occhi di tutti, ma che tutti rifiutano di accettare. Egli dice come la manna (cioè il cibo solito, tradizionale) sembra nutrire, ma non salva la vita, dura solo per un po’ e poi ci lascia di nuovo affamati, deboli e delusi, peggio di prima; invece il pane disceso dal cielo, cioè il Vangelo e la vita di Gesù donata agli uomini fino all’ultimo, nel suo corpo e sangue, ci sazia per sempre, perché è un cibo che dà la vita che non finisce. È questa la realtà, e chi di noi non può dire di averlo sperimentato almeno una volta nella vita? Eppure questa realtà, come tutte le verità della fede non si dimostrano con un ragionamento di logica. L’unico modo per averne certezza è fidarsi e sperimentarlo, provare a nutrirsi con fiducia disarmata di questo pane del Vangelo e del corpo e sangue di Gesù, lasciando perdere gli altri alimenti, inutili o dannosi.

Cari fratelli e care sorelle, forse quegli ebrei non si sono lasciati convincere, come ancora oggi tanti restano scettici sulla reale forza del Vangelo e della vita che il Signore ci dona. Eppure se ci lasciamo persuadere da lui e accettiamo anche solo di “assaggiare” il pane che Gesù ci offre, non potremo fare a meno di restare attratti dalla sua dolcezza e dalla forza che ci comunica. Elia infatti, dopo essersi fidato e  aver mangiato il pane che l’angelo gli ha offerto è in grado di camminare quaranta giorni e quaranta notti nel deserto per giungere al luogo dove incontra Dio. Anche noi, se ci lasciamo scuotere dal torpore di una vita addormentata, rinchiusa in se stessi e indifferente al mondo e accettiamo di nutrirci del Vangelo e del corpo e sangue di Gesù troveremo una forza che ci permetterà di superare indenni il deserto della vita, a volte veramente dura e arida come un deserto, e di camminare superando tutti gli ostacoli fino a stare in sua compagnia. È la vocazione del cristiano a essere profeta come Elia, cioè con tutto se stesso parola e voce di Dio fra gli uomini. Non disprezziamo con senso di superiorità l’invito dell’angelo e non restiamo attaccati ai cibi tradizionali che ci sembrano buoni come la manna di un tempo, ma non nutrono e non saziano, accogliamo con gioia l’invito a far parte di questo popolo dei figli di Dio a cui egli dona il privilegio grande di seguirlo e di stare con lui.

Preghiere

 O Signore Gesù ti ringraziamo per il dono del  cibo buono e che sazia che è la tua Parola. Fa’ che ce ne nutriamo con fiducia,

Noi ti preghiamo

O Dio che hai mandato tuo Figlio nel mondo perché restasse sempre con noi, aiutaci ad accogliere con gioia ogni domenica il dono del suo Corpo e Sangue, cibo di salvezza e di vita eterna,

Noi ti preghiamo

O Dio, ti preghiamo per tutti quelli che si saziano del cibo che non vale, che sono la forza e le ricchezze di questo mondo, e non conoscono il cibo buono che tu doni. Fa’ che tutti presto lo gustino e se ne nutrano,

Noi ti preghiamo

Aiutaci o Padre buono a restare accanto a te e al Signore Gesù, senza disprezzare la sua vita e le sue parole come qualcosa di inutile e troppo semplice. Fa’ che come figli umili e fedeli ci poniamo al tuo servizio,

Noi ti preghiamo

 Consola o Signore Gesù tutti coloro che sono nel bisogno e soffrono in questo tempo di caldo e solitudine: Per gli anziani e i malati, i prigionieri, per chi è senza casa, per chi è colpito dalla violenza della guerra e del terrorismo, per gli abitanti della Siria, per i cristiani della Nigeria, Aiutali e sostienili con la forza del tuo amore,

Noi ti preghiamo

Sostieni o Dio tutti quelli che annunciano e testimoniano il Vangelo in ogni parte del mondo. Dona loro di gustare il frutto del tuo amore per chi ancora non ti conosce,

Noi ti preghiamo.

 

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