La
sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha
ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è
inesperto venga qui!». A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il
mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l'inesperienza e
vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza».
Salmo 33/34 - Gustate e vedete com'è buono il Signore.
Benedirò
il Signore in ogni tempo,
sulla
mia bocca sempre la sua lode.Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Temete
il Signore, suoi santi:
nulla
manca a coloro che lo temono.I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.
Venite,
figli, ascoltatemi:
vi
insegnerò il timore del Signore.Chi è l'uomo che desidera la vita
e ama i giorni in cui vedere il bene?
Sta' lontano dal male e fa' il bene,
cerca e persegui la pace.
Fratelli,
fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma
da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate
perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. E
non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece
ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati,
cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente
grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.
dice il Signore, rimane in me e io in lui.
Alleluia, alleluia alleluia
In
quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se
uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne
per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra
loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In
verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e
non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia
carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la
vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me
vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che
mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Cari
fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato dal libro dei Proverbi che la
Sapienza ha scelto di venire ad abitare in mezzo agli uomini, e per questo ha
costruito una casa. Ma che bisogno c’è, ci chiediamo oggi, che una nuova
Sapienza si stabilisca nel mondo degli uomini? Non basta già la sapienza degli
scienziati, con le sue sempre più stupefacenti conquiste, non basta il saper
vivere che la psicologia e la sociologia ci insegna, con le loro verità così
convincenti?
Ma
poi, per restare a livello della nostra vita personale, la vera sapienza è
quella che io mi sono fatto con le mie esperienze, quella che ho maturato
superando tante difficoltà e ostacoli, pagando di persona. In fondo chi può
venirmi a dire che non è vero quello che ho capito da me e che la vera sapienza
è un’altra? Sì, ci sembra difficile, anzi inutile che una Sapienza diversa
dalla nostra venga in terra: per parlarci di che? Per insegnarci cosa?
Eppure
Dio continua a costruire la sua casa fra gli uomini perché la sua Sapienza abiti
fra noi. E fa di più, prepara un grande banchetto perché ciascuno possa
sfamarsi nella gioia e nell’abbondanza: “Ha
ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino, e ha imbandito la sua tavola.”
Poi Dio invia le sue ancelle ad estendere l’invito, ma non a tutti. Dicono
infatti: “Chi è inesperto venga qui”.
Strano
criterio per fare degli inviti. Se noi pensiamo ai criteri ordinari di fare o
ricevere inviti a banchetti vediamo chiaramente che essi, normalmente, sono
altri: si invita chi è affine a noi, per parentela, amicizia o frequentazione.
Si può invitare qualcuno perché ci conviene o perché siamo obbligati per
qualche motivo. Dio invece per scegliere i suoi commensali al banchetto della
Sapienza usa il criterio di invitare quelli che hanno fame della Sapienza che
lui offre, perché sono inesperti, cioè senza una sapienza loro già consolidata.
In questo modo possiamo dire che Dio invita tutti, perché sa che nessuno ha
abbastanza Sapienza per sfamarsi, ma allo stesso tempo sa che pochi lo
ammettono. Molti sono invece quelli che rifiutano quell’invito, proprio perché
di quella Sapienza non sentono il bisogno né la fame, hanno già la propria.
Fratelli
e sorelle, l’invito del Signore è lo stesso che si ripete ogni domenica, quando
il Signore invita a sfamarsi alla sua mensa quelli che sentono il bisogno di
imparare a vivere. E non a caso ogni domenica ci ritroviamo attorno non a una
statua o una immagine, né ad una persona, ma attorno a una tavola imbandita. Di
nuovo, ancora, il Signore invita non genericamente tutti, ma chi ha fame e
sete, chi non ha già tutto quello che gli basta per vivere e saziarsi. La
famiglia di Dio, la Chiesa questo è: la riunione di chi sente fame e sete, di
chi non si accontenta di quel poco che può racimolare altrove, del cibo che non
sazia, l’assemblea di chi non finge di avere già a casa propria il pranzo
pronto e di non avere bisogno che qualcuno lo inviti per poter mangiare. E
infatti quanti di noi vengono qui alla tavola del Signore, vedono il cibo che
viene imbandito, direi che ne sentono il profumo, ma restano digiuni, perché un
altro pranzo li aspetta a casa propria? Sì, qui ci viene offerto il cibo
prezioso di una parola che insegna a vivere, ma quanti di noi preferiscono
imparare altrove a vivere: dalla televisione che ci spiega cosa dobbiamo
credere e cosa no, cosa è vero e cosa no, o dalla saggezza comune che ci sembra
così credibile e convincente. Qui magari assaggiamo il cibo del Vangelo, ma ci
sembra troppo saporito per i nostri gusti, meglio qualcosa di più delicato e
leggero per i nostri palati.
E
poi qui ci è offerto il corpo e il sangue di Gesù, cioè la sua vita tutta
intera. Anche in questo caso magari ci accostiamo all’eucarestia, ma con quanta
convinzione crediamo che quello è il nostro vero nutrimento, cioè che se
abbiamo fede nella forza di quel vero pane del cielo, che è il corpo di Gesù,
questo diventa anche il nostro corpo, cioè la sua vita diventa la nostra vita,
realizzando cioè quello che dice Gesù: “Chi
mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”?
Gesù
nel vangelo di Giovanni dice: “Questo è
il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono.
Chi mangia questo pane vivrà in eterno.” Sì, perché la sapienza comune,
quello che impariamo dalla vita è un pane che non ci salva dalla morte di una
vita senza senso, mentre nutrirci della parola e del corpo di Gesù nel
banchetto della santa Liturgia ci mette a parte di una vita che non finisce
perché è quella che Dio ci dà.
Ma
cosa significa nutrirci della parola e del corpo di Gesù o, come dice il libro
dei Proverbi, fare nostra la Sapienza di Dio che ci è offerta nel banchetto
eucaristico? Non si tratta di fare uno sforzo di sentimento, ma significa
qualcosa di molto concreto. Fare nostra la sapienza di Dio significa infatti
giudicare noi stessi, il mondo, le persone, le cose che vediamo e le scelte che
prendiamo non in base a quello che sembra più giusto a noi, ma in base a quello
che Gesù ha detto e come ha agito, cioè di fare come lui avrebbe fatto al
nostro posto.
Il
banchetto di Gesù è qualcosa di difficile e impegnativo, sì, è vero, ma è anche
l’unica possibilità di nutrirci. Dove troveremo un cibo che non ci stanca e non
ci delude, che non ci lascia con la stessa fame di prima? Quale pranzo o piatto
cucinato da noi stessi potrà darci la stessa forza? Accostiamoci allora alla
mensa di questo altare ogni domenica come affamati, gente che come Pietro dice
“Signore, da chi andremo, tu solo hai
parole di vita eterna”.
Preghiere
O Gesù che sei vero pane di sapienza e vino di
salvezza, donaci la fede semplice e concreta di saziarci col tuo copro e sangue
per farci trasformare in tuoi figli, eredi della vita che non finisce,
Noi ti preghiamo
Perdona o Dio il nostro attaccamento alla sapienza di
questo mondo che ci affascina e ci rende schiavi. Fa’ che scegliamo per la
libertà dei figli di Dio, discepoli della Sapienza che lo Spirito ci insegna.
Noi ti preghiamo
Sostieni o Padre del cielo tutti coloro che sono nel
dolore e soffrono per la malattia, la violenza e l’abbandono. Suscita in ogni
luogo fratelli e sorelle che con amore si facciano loro vicini e li sostengano,
Noi ti preghiamo
Dà forza o Padre a chi nel mondo ti annuncia come una
nuova Sapienza che dà salvezza. Fa’ che riuniti attorno alla tavola
dell’Eucarestia tutti gli uomini possano presto ritrovarsi come membri di
un’unica famiglia,
Noi ti preghiamo.
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