lunedì 24 settembre 2012

XXII domenica del tempo ordinario - 2 settembre 2012


 
Dal libro del Deuteronòmio 4, 1-2. 6-8

Mose parlò al popolo dicendo: «Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: "Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente". Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?».

 Salmo 14 - Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda.
Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.

Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l'innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.  

Dalla lettera di san Giacomo apostolo 1, 17-18. 21b-22.27

Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c'è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.

 
Alleluia, alleluia alleluia.
il Padre ci ha generati per mezzo
della sua parola di verità,
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Marco 7,1-8.14-15.21-23

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». E diceva ai suoi discepoli: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, in­ganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo».


Commento

Cari fratelli e care sorelle, Il libro del Deuteronomio ci fa vedere Dio che nel momento in cui il suo popolo sta per entrare nella terra che ha preparato per lui gli offre una legge, cioè un modo di vivere umano e giusto, perché il nuovo capitolo della sua storia che si apriva iniziasse con un rinnovamento totale, anche interiore, nei rapporti sociali e con Dio. Egli dice: “Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo”, sa infatti che quel modo di vivere che egli propone è il migliore per l’uomo e non c’è niente da aggiungere, e nemmeno niente da omettere o su cui fare aggiustamenti e compromessi. Dalle sue parole appare scontato che il popolo non può che essere felice di accogliere quell’invito e quella proposta, perché quello indicato è il migliore modo di vivere. Prosegue infatti Dio dicendo: “Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: "Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente".” Tutti infatti, ritiene Dio, possono subito rendersi conto della bellezza e umanità di quella legge.

Dio forse ci può sembrare un po’ ingenuo e credulone, infatti non minaccia punizioni a chi contravviene alla sua legge, e lo sappiamo, se non c’è paura per la punizione ogni legge è inefficace. In questo modo però Dio dimostra tutto il rispetto e la grande stima che ha per l’uomo: sa che la sua intelligenza può comprendere come la via del bene sia la migliore e come la vera punizione sia nel rifiutarla. È la condanna che ci infliggiamo da noi stessi a essere schiavi del male e prigionieri dell’iniquità, che è infelicità, anche se scelta liberamente.

Eppure l’atteggiamento di rifiuto del modo di vivere proposto da Dio ci sembra così naturale, direi che è il modo normale di vivere. Esso infatti si basa da un’idea di fondo che tutti sia portati ad avere di noi stessi, quella di pensare che dentro di noi ci sia il bene, e tutto quello di cui abbiamo bisogno sia dargli modo di esprimersi liberamente; per questo ci fidiamo così ciecamente di noi stessi e delle nostre cosiddette “libere scelte”, e così poco di Dio e del modo di vivere che ci propone.

Nella Scrittura invece noi troviamo espresso in modo molto chiaro un concetto esattamente contrario: il bene non è “per natura” in noi stessi, ma piuttosto è un dono che viene da Dio, è da lui che lo riceviamo e impariamo a viverlo, conformandoci ad un modo di essere che non ci nasce da dentro, ma che anzi, al contrario, dobbiamo imporci, imparare con pazienza e diligenza, proprio perché non ci viene spontaneo. Dice Giacomo nella sua lettera, che abbiamo ascoltato,: “ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre”. L’apostolo non si nasconde, e invita noi a rendercene conto, che quel che c’è di buono nella vita dell’uomo ha la sua origine da Dio, è un suo dono, e non è frutto del nostro istinto naturale. Giacomo, saggiamente insiste su questo concetto, e dice: “Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi.” Cioè è dalla voce di Dio che ci parla che noi possiamo apprendere il bene, il nostro bene e quello del mondo intero, e solo se ci mettiamo pazientemente alla scuola di una pratica della parola di Dio possiamo sperare di trovare la nostra felicità vera, cioè la salvezza. Altrimenti, afferma realisticamente Giacomo, siamo degli illusi, cioè crediamo vero ciò che non lo è, e cioè, come dicevo, che il bene noi lo conosciamo e lo possediamo già.

Gesù rivolgendosi ai farisei e agli scribi riprende questo stesso insegnamento, mettendo bene in luce il pericoloso inganno a cui vanno incontro quelli che non vi prestano attenzione. Scribi e farisei erano i più religiosi degli ebrei. Essi in modo assai scrupoloso applicavano le norme che  secondo loro servivano a mettere la loro vita al sicuro da ogni pericolo di errore. Difendersi dai comportamenti sbagliati era per loro garanzia di salvaguardare il bene e la giustizia che era già dentro la loro vita. Gesù, di fronte alla loro convinzione di essere nel giusto e di non dover certo imparare da lui, afferma: “Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro”. Gesù è ancora più radicale di Giacomo: tutto quello che rovina la vita dell’uomo ce lo abbiamo già dentro di noi, e l’illusione di essere nel giusto esprimendo la “verità di sé”, come tanti ancora credono di dover fare, non è altro che dare espressione al male che dentro di noi alberga comodamente senza che nessuno lo disturbi. È da fuori infatti, e cioè dalle parole e dall’esempio del Signore e di quanti si fanno suoi discepoli, cioè i santi, che noi possiamo contrastare questo istinto malvagio, e la vita cristiana sta proprio in questa lotta fra la propria naturale propensione e la legge di Dio, il modo di vivere che lui ci insegna.

Quella che ci chiede Gesù è una vera e propria rivoluzione: non sono io il valore, il bene, il metro di giudizio, la verità, non trovo tutto ciò scavando dentro di me, ma mi è donato da Dio, come un consiglio, un invito. Esso ha la sua forza non nell’imposizione o nella minaccia di punizione, ma nella sua evidenza di bene, nella sua bellezza, semplice e vera. Noi siamo convinti, per fare un esempio di questa mentalità, che nel rompere con qualcuno è lui che ci rimette, perché perde il grande valore che sono io, e che sono gli altri che non capiscono il grande privilegio di avere accesso a me, sono loro che mi devono cercare, sono gli altri in definitiva che hanno bisogno di me, noi io di loro. È questa la gabbia di infelicità e solitudine che tanti, un po’ tutti, ci costruiamo attorno, convinti di essere nel giusto, ma chiediamoci, forse con un po’ di ingenuità, chi ci rimette? Gli altri che perdono me o io che resto solo con me stesso?

Ed ancora, non crediamo forse che il nostro essere discepoli, pregare, venire a Messa sia una concessione che facciamo a Dio, di cui lui ci deve essere grato, mostrandoci la sua benevolenza concreta, e non piuttosto che è un dono che Dio fa a noi per aiutarci a non perdere la nostra vita?

In questi semplici esempi, e in tanti modi di vivere figli dell’illusione di cui parla Giacomo circa il proprio valore, troviamo il significato profondo dell’essere discepoli del Signore Gesù, cioè cristiani: imparare da lui a voler bene, perché noi, da soli, non ne siamo capaci; scoprire dalle sue parole e dal suo esempio come essere veri uomini e vere donne, cioè capaci di amare, e di vivere in armonia con tutti.

Fratelli non è facile rendersi conto di quanto la mentalità comune ci inganni, noi siamo abituati a prendere per buono quello che fanno tutti, ma stiamo attenti e confidiamo con più attenzione in quello che Dio ci insegna, perché non ci illudiamo e non sprechiamo la vita per ciò che non vale.

 
Preghiere


O Signore ti ringraziamo perché ci doni la legge dell’amore come modello per essere veri uomini e vere donne. Fa’ che impariamo da te come vivere e non seguiamo l’insegnamento di questo mondo,

Noi ti preghiamo
 

Padre misericordioso, perdona il nostro orgoglio quando percorriamo i sentieri della vita seguendo il nostro istinto e le nostre abitudini. Fa’ che accorgendoci del nostro errore seguiamo le tue orme come figli grati e docili,

Noi ti preghiamo
 

Aiuta o Dio del cielo tutti coloro che cercano la vera vita e non la trovano nelle soddisfazioni di questo mondo. Indica loro il cammino che porta a te, unica vera fonte di vita piena e inesauribile,

Noi ti preghiamo
 

Accogli o Padre tutti coloro che sono morti in questo tempo. Li affidiamo a te che sei buono, e preghiamo la tua grande misericordia di concederci, un giorno, di essere assieme te in loro compagnia,

Noi ti preghiamo

 
Ti invochiamo o Signore Gesù, accompagna con la tua protezione tutti quelli che hanno bisogno di aiuto e consolazione: chi è nel dolore, chi è solo, chi dispera nella sua salvezza. Raccogli l’invocazione del povero ed esaudiscila,

Noi ti preghiamo

 
Riunisci o Dio onnipotente e benigno tutti i tuoi figli in un’unica famiglia, perché il mondo intero, pacificato e riconciliato, sappia invocare come Padre te e riconoscere nel tuo volere il bene per sé e per il mondo,

Noi ti preghiamo.

 

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